Ansia ereditaria: i sintomi ansiosi si trasmettono dai genitori ai figli

Ansia ereditaria: i sintomi ansiosi si trasmettono dai genitori ai figli

Sicuramente sarà capitato anche a voi di osservare l’interazione genitori-figli di persone a voi estranee, magari a scuola, in un parco o in un centro commerciale. Molto probabilmente avrete notato che in diversi casi il bambino tende ad assumere atteggiamenti simili a quelli del genitore, mostrando posture e modi di fare tipici dei soggetti ansiosi. Proprio come avviene per le malattie virali, solo che non esiste alcun virus dell’ansia ereditaria.

In altri casi potreste averlo notato voi stessi con i vostri figli, ma l’esempio della famiglia estranea incontrata per caso è solitamente più indicato, perché aiuta a osservare il fenomeno con distacco, in maniera più oggettiva. È proprio in questi contesti che spesso emergono svariati fenomeni legati all’ansia che il bambino sembra riprodurre fedelmente ma non dipendono, come erroneamente si tende a pensare, solo al temperamento del piccolo.

Ansia ereditaria, è possibile?

L’ansia è uno stato di attivazione fisiologica protratto nel tempo, che diventa disfunzionale proprio a causa del continuo innalzamento dei livelli di eccitazione psicofisiologica. Questa eccitazione spesso si attiva anche in assenza di uno stimolo di pericolo, innescando meccanismi che si ripetono di genitore in figlio.

Quella che potremmo definire ansia ereditaria in realtà dipende solo in parte da componenti genetiche, che possono causare per lo più una predisposizione a sviluppare Disturbi d’Ansia, ma non rappresentano certamente l’unica causa.

In particolare uno studio condotto da Gregory ed Heley (2007) su coppie di gemelli ha evidenziato come solo un terzo dell’ansia infantile sia collegata a fattori genetici. Nei restanti due terzi del campione osservato è emerso che l’ansia dipende da fattori ambientali come lo stile parentale, lo stile di attaccamento, esperienze passate e distorsioni cognitive, ovvero errori che la mente produce nell’interpretare gli stimoli provenienti dall’ambiente.

Questi fattori, però non devono essere considerati singolarmente, come l’unica causa in grado di generare stati o tratti ansiosi. In molti casi, infatti, all’origine dell’ansia vi è un’interazione dei vari fattori ambientali che può predisporre dapprima il genitore e in seguito il figlio a mantenere elevati livelli di attivazione, con conseguenze negative che si riflettono sul funzionamento generale, dalla prestazione scolastica alla vita di coppia.

Ad esempio secondo Rapee (2005) se la madre, il padre o la coppia genitoriale assume un atteggiamento parentale di tipo iper controllante può trasmettere al bambino due messaggi impliciti: la presenza di un pericolo costante (“il mondo è pericoloso”) e l’impossibilità di far fronte alle avversità (“non sei in grado di…”).

Quello appena riportato è solo uno dei tanti esempi per dimostrare come due fattori ambientali, (solitamente considerati meno importanti rispetto ai fattori genetici) ovvero lo stile parentale e le distorsioni cognitive, spesso sono sufficienti a sviluppare un atteggiamento ansioso che, se trascurato, con il passare degli anni può sfociare in un vero e proprio disturbo d’ansia.

L’ansia si trasmette di genitore in figlio

Una meta analisi diretta da Micco e colleghi (2009) ha trasformato delle semplici supposizioni in uno studio scientifico. Ne è emerso che effettivamente l’ansia può essere ereditata da genitore in figlio. Più precisamente, i figli di genitori con una diagnosi di Disturbi d’Ansia presentano quattro volte più probabilità di sviluppare lo stesso disturbo in età adulta rispetto a figli di genitori che non soffrono di alcun disturbo psicopatologico.

Oltre alla psicoterapia per trattare i disturbi d’ansia della mamma e/o del papà, in questo caso può tornare utile intraprendere un percorso di psicoeducazione rivolto ai genitori, per comprendere al meglio il proprio funzionamento e migliorarlo, agendo sulle dinamiche quotidiane e modificandole per il benessere dell’intera famiglia.

Bibliografia:

Micco, J. A., Henin, A., Mick, E., Kim, S., Hopkins, C. A., Bierderman, J., et al. (2009). Anxiety and depressive disorders in offspring at high risk for anxiety: A meta-analysis. Journal of Anxiety Disorders, 23, 1158–1164.

Rapee, R., Kennedy, S., Ingram, M., Edwards, S., & Sweeney, L (2005). Prevention and early intervention of anxiety disorders in inhibited preschool children, Journal of Consulting and Clinical Psychology , 73, 488-497

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