Chi è lo psicologo e cosa fa, in pratica? Come si diventa psicologi? Ma sopratutto… la società ha davvero bisogno di un professionista di questo tipo? Proviamo a svelare alcune verità e false credenze che si celano dietro la figura dello psicologo.
Chi è lo psicologo
Lo psicologo è una persona che, dopo il diploma, si è laureata in un’università pubblica o privata, telematica o in sede. La laurea in psicologia è composta da un corso di durata triennale, al termine del quale si acquisisce il titolo di Dottore in scienze psicologiche (previo superamento dell’esame di stato) e da un ulteriore corso di due anni, la cosiddetta laurea magistrale.
Tuttavia per ottenere il titolo di psicologo non sono sufficienti cinque anni di studi universitari e due tesi discusse davanti a una commissione multidisciplinare, poiché bisogna sostenere (e superare!) un esame di stato che dura da pochi giorni a tre mesi, in base alle modalità scelte dalle singole università.
Prima dell’esame di stato, però, l’aspirante psicologo deve frequentare un tirocinio professionalizzante di 1000 ore annuali, necessariamente suddivise in due semestri di 500 ore ciascuno e in due settori lavorativi diversi l’uno dall’altro.
Al termine del tirocinio è possibile sostenere l’esame di stato in psicologia e, se l’esito è favorevole, lo studente può finalmente iscriversi all’Albo degli psicologi della sua regione. Senza l’iscrizione all’albo professionale, nonostante la persona abbia superato tutte le fasi descritte in precedenza, non può esercitare propriamente come psicologo.
Premesso che chi sceglie di lavorare in questo settore solitamente lo fa per passione e continua a studiare di sua volontà, per operare come psicoterapeuta lo psicologo deve frequentare una scuola di specializzazione in psicoterapia riconosciuta dal Miur e, contemporaneamente, svolgere un tirocinio di circa 150/300 ore annuali per tutta la durata del corso di specializzazione.
Molti psicologi scelgono di lavorare senza acquisire il titolo di psicoterapeuta, liberamente o per impossibilità economica a causa dei costi della scuola di specializzazione, per molti troppo elevati. Inoltre in diversi casi il titolo di psicoterapeuta è tutt’altro che necessario, in quanto non tutti gli psicologi decidono di lavorare in ambito clinico, oppure decidono di specializzarsi in un ambito diverso da quello psicoterapeutico, frequentando corsi privati, master universitari e, ovviamente studiando per proprio conto, talvolta associando il tutto a periodi di tirocinio volontario per imparare la pratica del mestiere direttamente sul campo.
Lo psicologo è un medico?
No, in quanto per diventare psicologo non occorre conseguire la laurea in medicina ma in psicologia. Si tratta di due professioni differenti, con strumenti e tipologie di intervento diverse. Indubbiamente entrambi i professionisti tendono alla salute della persona, chi a livello fisiologico, chi a livello mentale.
Ma lo psicologo cosa fa?
Il lavoro dello psicologo è regolamentato da una specifica legge, la n. 56 del 18/02/89 che definisce chi è lo psicologo e di cosa si occupa:
La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.
Lo psicologo può quindi utilizzare strumenti scientificamente validati tipici della propria professione (come il colloquio psicologico, test standardizzati e proiettivi, interviste semi o interamente strutturate, ecc) per elaborare una diagnosi clinica e monitorare l’andamento del paziente, dal bambino all’anziano. In ambito clinico l’abilitazione e la riabilitazione tendono alla comparsa, alla ricomparsa e/o alla compensazione di un’abilità mai acquisita o successivamente perduta o, ancora, per ripristinarne un buon livello di funzionamento.
La consulenza psicologica può essere considerata un enorme cappello che comprende innanzitutto un aiuto concreto per fare chiarezza sulla propria situazione e, se prolungata, comprende interventi di assessment (raccolta informazioni ed elaborazione e verifica delle ipotesi, anche a fini diagnostici), incontri informativi e molto altro.
Il sostegno psicologico serve, come suggerisce la parola stessa, a offrire uno spazio di ascolto e supporto che può rivelarsi utile in momenti di crisi psicologica, relazionale, familiare o lavorativa. Oltre all’ambito prettamente clinico, però, lo psicologo opera in altri settori come quello aziendale e organizzativo, ad esempio nelle risorse umane, oppure nel campo sociale, della ricerca, della sperimentazione, della didattica e della formazione per enti pubblici e privati.
In pratica cosa succede dallo psicologo?
Proviamo a focalizzarci su cosa effettivamente succede quando si richiede una consulenza psicologica. Lavorando in ambito clinico mi atterrò a questo settore, escludendo quindi ambiti differenti sopra citati.
Il primo incontro con lo psicologo rappresenta per molti un momento critico, soprattutto a causa delle false credenze che ruotano attorno a questa figura. In realtà un bravo psicologo ha acquisito nel corso degli anni abilità empatiche e di ascolto attivo che difficilmente fanno sentire la persona a disagio, pur comprendendo tutte le difficoltà che ognuno di noi può incontrare nel parlare di sé di fronte a un estraneo. Tuttavia consiglio di parlare apertamente anche di queste difficoltà perché rappresentano importanti informazioni sia per creare una buona relazione terapeutica, sia perché aiuta il professionista a comprendere il modello di funzionamento del paziente.
Alcuni parlano di prima visita psicologica, ma sarebbe più opportuno parlare di primo incontro con lo psicologo. Durante tale incontro psicologo e paziente si conoscono, ma è il paziente che, a suo modo, dirige la seduta. Diversamente da quanto siamo soliti vedere nei film, lo psicologo non riempie l’altro di domande né tenta in alcun modo di invadere la sfera del paziente, ma lo lascia libero di esprimere le proprie difficoltà e di argomentare come preferisce il motivo della richiesta. Successivamente il professionista può avanzare alcune domande per comprendere meglio le esigenze del paziente e, eventualmente, si può decidere insieme di iniziare un percorso psicologico in cui entrambi si impegnano a lavorare attivamente sul problema portato in seduta.
In altri casi può capitare che lo psicologo preferisca inviare la richiesta a un professionista più formato in quella specifica tematica, fornendo comunque un primo spazio di ascolto che può aiutare concretamente la persona sin dalla prima seduta. Nella maggior parte dei casi, infatti, bambini e adulti arrivano dallo psicologo con un certo timore e, a fine seduta, scoprono di essersi fatti problemi inutili per un incontro che, tutto sommato, si rivela molto meno impegnativo di tante situazioni che vivono quotidianamente!
Cosa dire allo psicologo?
Esattamente quello che vuoi, non una parola in più né una in meno. Decidere di richiedere una consulenza psicologica significa ritagliarsi un’ora di tempo da dedicare a sé stessi, per cercare un sostegno, risolvere un momento di crisi o, semplicemente, sciogliere alcuni dubbi.
Il paziente è sempre libero di scegliere e lo psicologo ha il dovere di aumentare le autonomie personali, non di limitarle.